giovedì 21 gennaio 2021

Recensione "La strada" di Cormac McCarthy

Buongiorno Lettori e buon giovedì, come state? Spero che la settimana stia trascorrendo al meglio. Anche se non è lunedì, oggi voglio tenervi compagnia con la recensione del libro che ha aperto il mio 2021 e a cui ho dato il massimo dei voti. Come sapete ho sempre difficoltà a parlarvi dei titoli che ho amato, ma ho fatto del mio meglio, sperando che il mio parere possa in qualche modo esservi utile. Sarei felice di sapere nei commenti che cosa ne pensate voi o se magari avete visto il film!


Da La strada, vincitore del Premio Pulitzer 2007,
è stato tratto il film The Road con Viggo Mortensen e Charlize Theron.


Titolo: La strada
Autore: Cormac McCarthy
Prezzo: 12,00€
Pagine: 220
Pubblicazione: 2013
Editore: Einaudi
 
 

Trama: Un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto a cenere in direzione dell’oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po’ di tepore e qualche barlume di vita. Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po’ di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade decisi a sopravvivere a ogni costo. E poi il bene più prezioso: se stessi e il loro reciproco amore.


"QUANDO SOGNERAI DI UN MONDO CHE NON È MAI ESISTITO O DI UNO CHE NON ESISTERÀ MAI E IN CUI SEI DI NUOVO FELICE, VORRÀ DIRE CHE TI SEI ARRESO."


Quando ho deciso di iniziare l'anno con La strada, sapevo di non aver fatto una scelta leggera. Sono anni che ne sento tessere le lodi e a grandi linee ricordavo la trama, quindi ero pronta ad affrontare una lettura intensa e cruda. Quello che non mi aspettavo era di innamorarmi follemente del dolore che queste pagine raccontano. Perché è così che è andata: ci ho lasciato un pezzetto di cuore, in questo libro. In due parole, attraverso la penna graffiante di McCarthy seguiamo il lento ed estenuante viaggio di un padre e di suo figlio, di cui non sapremo mai i nomi, che in uno scenario post-apocalittico cercano di sopravvivere e di raggiungere una zona più calda. I pochi averi custoditi in un carrello, un telo di plastica come unico rifugio da un mondo ridotto in cenere. Quest'ambientazione cupa e desolata è il primo elemento di cui mi sono innamorata. Nessun prologo che prepari il lettore a ciò che sta per vivere, nessuna spiegazione sulla catastrofe nucleare che anni prima ha raso al suolo il mondo, lasciandosi dietro una scia di buio, gelo e morte. L'autore non lascia possibilità di fuga, fin dalla prima riga veniamo trascinati senza pietà in quella che per i protagonisti, l'uomo e il bambino, è ormai la normalità: la fame, il freddo, gli stenti. Più leggevo più mi sentivo devastata dalla loro condizione, così estrema e al tempo stesso terribilmente realistica. Leggere questo romanzo è stato complicato, un'esperienza tutt'altro che leggera, ma che mi ha segnata moltissimo. Di fronte ai pericoli, alla morte e alla disperazione mi sono più volte trovata a chiedermi che cosa avrei fatto io, come mi sarei comportata, e la presenza del bambino non può lasciare indifferenti. Da mamma, questo libro è stato agghiacciante, un pugno nello stomaco. Nella sua sofferenza, nell'angoscia e nel senso di devastazione che porta con sé, però, questo testo mi ha scavato un buco dentro. La narrazione è lenta, cupa, oscura. Le parole soppesate, affilate, crudeli come la vita fredda e grigia condotta dai due protagonisti, che lottano per sopravvivere. La trama di suo non racconta niente che non abbiamo già visto o letto in tanti film e libri distopici/post-apocalittici, ma la penna di McCarthy ha un peso immenso, scava nell'animo umano portandone alla luce il meglio e il peggio.

Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c’è un dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un’origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri.

La strada è una storia che fa paura. Che parla di solitudine e di orrore, ma proprio per questo offre moltissimi spunti di riflessione su tematiche pesanti e devastanti. Il lento viaggio di padre e figlio si trasforma in una metafora sulla vita e la morte, il bene e il male e ciò che ancora ha valore quando tutto cade a pezzi. Cosa ci resta, quando intorno a noi ci sono solo gelo e fame? Rimane l'amore, rimangono i ricordi. Ma bastano per sopravvivere? Domande che fanno male al cuore, perché le risposte sono inevitabilmente dolorose.
Personalmente non avrei cambiato una virgola di questo libro e nonostante l'angoscia profonda che ho provato credo mi abbia donato moltissimo. Non lo consiglio se cercate una storia scorrevole e ricca di azione, e ancor meno se la violenza e le tematiche controverse vi fanno soffrire. Ma spero con tutto il cuore che lo leggerete, perché per quanto mi riguarda questo breve romanzo è stato come un canto funebre: triste, straziante, crudele. Ma profondo, commovente e intenso in maniera sconcertante. Senza dubbio è un romanzo che spinge il lettore a riflettere, penso che una volta arrivati all'ultima pagina sia impossibile non averne tratto dei tristi e dolorosi insegnamenti, perché le emozioni te le strappa fuori dal petto una riga alla volta. Io di certo non dimenticherò tanto facilmente il groppo in gola e il malessere che mi hanno accompagnata dalla prima all'ultima pagina. E gli devo tanto per questo.


Se vi va fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate di questo libro, lo avete letto? O magari avete visto il film?

6 commenti:

  1. Anche per me questa è stata una bellissima lettura, anche se, come già ti dicevo, all'inizio non mi stava catturando, anche se forse leggerlo in spiaggia quando finalmente ero in vacanza non era il massimo (poi l'ho letto sempre in vacanza, ma almeno non in spiaggia XD).
    Una cosa che mi ha colpito molto è la fede del bambino nel padre: è dolce, commovente e anche un po' ingenua quando dice "perchè noi portiamo il fuoco", ma quest'ultima immagine è anche una bella immagine di speranza, che, senza fare spolier, ben si addice al personaggio.

    p.s. mi hai ricordato che voglio vedere il film, a mio padre e mio fratello era piaciuto molto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'inizio è spiazzante, ci vuole un po' ad abituarsi allo stile, per non parlare dell'assenza di capitoli e caporali! Certo, è tutto tranne che una lettura da spiaggia, quindi capisco che non sia stata una scelta proprio felice portartelo sotto l'ombrellone xD
      Anche io devo recuperare il film, sono curiosissima ♥ Se lo guardi fammi sapere!

      Elimina
  2. È da parecchio che sono indecisa se leggere o meno questo titolo, e niente, mi sa tanto che alla fine lo leggerò *^*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. DEVI, è davvero un capolavoro, straziante e commovente ♥

      Elimina
  3. Questo è uno dei miei libri preferiti e ogni volta che lo sento anche solo nominare mi viene la pelle d'oca. Comunque ti faccio sinceri complimenti per questa recensione, penso sia una delle migliori che tu abbia mai scritto, grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie di essere passata Silvia, non credo di aver trovato le parole per esprimere al meglio ciò che la lettura mia ha trasmesso, ma sono felice che almeno in parte si sia capito quanto sia stata importante per me.
      Ho recuperato anche il film nel frattempo e devo dire che l'ho apprezzato molto!

      Elimina

Se volete restare anonimi, firmate anche con un nome qualsiasi: saprò a chi rivolgermi quando risponderò ai vostri commenti!