venerdì 10 novembre 2017

[Blogtour] Olga di carta - Jum fatto di buio: intervista a Elisabetta Gnone


Buon venerdì Lettori! Dite un po', eravate al corrente dell'uscita di questa meraviglia? Jum fatto di buio è il secondo volume della serie con protagonista la dolcissima Olga di carta, che avevamo già conosciuto nel romanzo Il viaggio straordinario, pubblicato due anni fa sempre da Salani - QUI la mia recensione super positiva - e potete trovarlo in libreria già da qualche giorno ormai. Per festeggiarne l'uscita abbiamo ideato un simpatico Blogtour e a fine post potete trovare il calendario con tutte le tappe per non perdervi nessun appuntamento. Di seguito vi lascio la scheda del libro e, infine, l'intervista a Elisabetta Gnone, splendida e bravissima autrice che come già sapete adoro e di cui non mi perdo neanche un romanzo!

Siamo lumini che attendono di splendere...


Titolo: Jum fatto di buio
Autore: Elisabetta Gnone
Prezzo: 14,90€
Pagine: 224
Pubblicazione: 6 novembre 2017
Editore: Salani

Trama: È inverno a Balicò, il villaggio è ammantato di neve, si avvicina Natale. Gli abitanti affrontano il gelo che attanaglia la valle e Olga li riscalda con le sue storie. Ne ha in serbo una nuova, che nasce dal vuoto improvviso lasciato dal bosco che è stato abbattuto, e quel vuoto le fa tornare in mente qualcuno. Anche Valdo, il suo cane fidato, se lo ricorda, perché quando conosci Jum fatto di Buio non lo dimentichi più: un essere informe e molliccio. La sua voce è l'eco di un pozzo che porta con sé parole crudeli, e tutto il suo essere è fatto del buio e del vuoto che abbiamo dentro quando perdiamo qualcuno o qualcosa che ci è caro. Jum si porta dietro tante storie che Olga racconta a chi ne ha bisogno, come dono, perché le storie consolano, alleviano, salvano dal dolore della vita e soprattutto fanno ridere.

Dopo Il viaggio straordinario, ritorna la vita del villaggio di Balicò con una storia che ne contiene tante, come in un gioco di scatole cinesi, come in una farmacia d’altri tempi piena di cassetti da aprire per tirare fuori la medicina giusta per ciascuno di noi.

1. L’istinto è importante? Cosa ti porta a scrivere?
L’istinto e la necessità. Quando ho cominciato a scrivere Fairy Oak, la testa (e soprattutto la pancia) mi portava in un posto come quello che poi ho descritto. Sentivo fisicamente la necessità di un luogo che fosse in pace, circondato dalla natura, con bei suoni e buoni odori e silenzi, e così li ho descritti, appagando il mio desiderio.

2. Pensi a te stessa, ascolti te stessa, eppure i tuoi libri piacciono a molti, secondo te perché?
Mah, è misterioso ciò che decreta il successo di un’opera. Thomas Mann, nel suo libro “La morte a Venezia” , scrive che perché un’opera colpisca in modo vasto e profondo occorre che esista un’affinità segreta fra il destino personale dell’autore e quello generale dei suoi contemporanei. E decreta che il plauso generale altro non è che simpatia. Evidentemente io sono una persona molto comune con un comunissimo sentire. E ciò che scrivo, come lo scrivo, l’aspetto dei miei libri, come li realizzo, suscita simpatia. E comunque sono felice di sapere che siamo in tanti ad aver voglia di pace, quiete, gioia e buon senso...

3. Un libro può salvare dal bullismo?
Da solo no, serve una famiglia presente e una società civile che dia il buon esempio. Però si può imparare molto da un libro.

4. Chi ti ha insegnato a scrivere?
Charlie Brown, credo. Mi descrivono come una scrittrice visionaria, dicono che leggere i miei libri è come vedere un film. Io scrivo quel che vedo nella mia testa, non è così che si fa? In casa mia leggevano tutti molto, mia mamma moltissimo, una divoratrice di libri. Io non sono mai stata come lei, anzi. Da piccola non leggevo niente. Poi ho preso confidenza col fumetto americano, le strisce, sai, Charlie Brown, Calvin e Hobbes, Hi e Lois... mi divertivo tantissimo, mentre mia mamma si strappava i capelli. Oggi si fida quando le dico che il fumetto d’autore mi ha insegnato a scrivere come scrivo. Pensaci: in una sola striscia di Charlie Brown c’è tutta l’America di quegli anni. E bastano tre vignette di Calvin & Hobbes, che leggo ancora oggi, per calarti nelle abitudini, nei riti negli odori di quella famiglia.


5. Perciò un suggerimento che ti sentiresti di dare a dei genitori disperati, per far leggere i loro figli, sono i fumetti?
I fumetti d’autore, di qualità! È una scrittura diversa, ma molto efficace. E stimolano la fantasia.

6. In alternativa?
Non ti fidi? Va bene, allora permettere ai ragazzi di interrompere un libro se dopo trenta pagine diventa noiosissimo. Per carità, quelli richiesti dagli insegnanti vanno finiti, ma gli altri... Non c’è come “infilare” due o tre libri brutti per perdere la voglia di leggere. Il libro non ti piace? Mollalo e prendine un altro. Anche se...

7. Anche se?
Non ho mai amato Pinocchio. Poi un giorno, uno dei più fortunati della mia vita, Roberto Benigni mi ha spiegato come lo vedeva lui e mi ha aperto un mondo bellissimo e ignoto fino a quel momento. Credo che come la tv, anche un libro a volte vada affrontato con qualcuno che ne sa più di te.

8. Perciò non è vero che per scrivere bene bisogna leggere tanto e bei libri?
No, serve leggere, eccome. Una volta un bambino mi ha chiesto: “Tu copi?”. Sono esplosa dal ridere. Che bella domanda! Un po’ sì, gli ho risposto. Non le idee o le frasi intere di un libro, ma trattengo le descrizioni che mi colpiscono, i bei ragionamenti, la melodia di una frase, e imparo. Per questo leggere serve e serve leggere libri ben scritti. S’imparano tante parole e s’impara a metterle insieme, s’impara a dare il ritmo, la cadenza, la musica alle frasi. Come dico sempre ai ragazzi nelle scuole: le parole sono come i mattoncini del lego, più ne possiedi più grande sarà la tua costruzione, meglio sai come usarli, più complesse e originali saranno le tue costruzioni.

9. Vai spesso nelle scuole?
Ho girato negli ultimi 10 anni quasi tutta Italia. Faticoso, ma... Porto a casa valigie colme di disegni, bigliettini, racconti..., è bellissimo! In cambio, cerco di trasmettere ai ragazzi l’amore per la scrittura e la creazione. E lo faccio giocando e agitandomi molto per coinvolgerli tutti. Creare è un fatto di pancia, è un’emozione, emotivamente è impegnativo, devono capire questo. Poi c’è la bella scrittura, ma senza l’emozione, la necessità, il desiderio, la bella scrittura è noia. Così faccio il gioco del limone, quello della scatola delle parole, recitiamo insieme... E i risultati li leggo nella mia posta, a volte a distanza di mesi, spesso da coloro che sembravano più lontani.
Cosa ne pensate di questa autrice e delle meravigliose e magiche storie che inventa?
Ne avete letta qualcuna? E se sì, qual è la vostra preferita?


6 commenti:

  1. Elisabetta Gnone... come posso dimenticarla dopo aver conosciuto e amato le Witch? Stasera a proposito posto un pezzo su Elisabetta e le Witch se ti può interessare 😀

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    1. Ciao Diletta! Awww, le Witch sono state una parte fondamentale della mia adolescenza, ho ancora tutti i fumetti, qualche volta li soglio e spero di rileggerli tutti prima o poi, ma ho qualche numero qua e là che dovrei recuperare online prima. Passo subito a leggere *O*

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  2. Ciao Seli, che bel post!
    Adoro Elisabetta e sono innamorata dei suoi libri capaci di farmi ancora sognare nonostante non sia più una bambina.
    Ho giusto acquistato in questi giorni Jum fatto di buio e non vedo l'ora di rituffarmi in questa storia, iniziata con Il viaggio straordinario.
    Grazie per avermi fatto conoscere meglio l'autrice.
    Bacioni ;)

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    1. Ciao Cry, sono felice che l'intervista ti sia piaciuta! Io non ho ancora avuto l'occasione di comprare questo secondo volume, ma al primo giro in libreria sarà sicuramente mio ♥

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  3. Adoro Olga di Carta e trovo che l'autrice sia una splendida persona, lo si capisce dall'intervista che hai fatto <3

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    1. È di una dolcezza incredibile, come le sue storie ♥

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