Buongiorno Lettori, oggi devo assolutamente sfruttare la mattinata per recuperare un paio di post e qualche Tag che avevo iniziato a preparare tempo fa, ma non potevo proprio rimandare la recensione di un romanzo piuttosto breve ma molto intenso. Come avrete capito andrò a parlarvi di Non avrete il mio odio, di Antoine Leiris, lettura fuori programma ma che ho davvero apprezzato. Se lo avete letto fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando!
«È l’istantanea di un dolore: in questo sta la sua forza, quella di un uomo disarmato
contro l’orrore, eppure capace di ragionare e di esprimerlo.»
contro l’orrore, eppure capace di ragionare e di esprimerlo.»
Pagine: 120
Pubblicazione: 2016
Editore: Corbaccio
Trama: Antoine Leiris ha perso sua moglie, Hélène Muyal-Leiris, assassinata al teatro Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015. Devastato dalla perdita, non ha che un'arma per difendersi: la sua penna. Sulla scia luminosa di speranza e di dolcezza della lettera "Non avrete il mio odio", pubblicata all'indomani degli attentati, Antoine Leiris racconta in questo libro come, malgrado tutto, la vita continua. Ed è la vita di tutti i giorni di un padre e di un figlio quella che ci racconta, il diario di una quotidianità ferita ma colma di tenerezza, una testimonianza sconvolgente.
Non si guarisce dalla morte. Ci si accontenta di addomesticarla.
È un animale selvatico, le sue zanne sono affilate.
Cerco soltanto di costruire una gabbia dove rinchiuderla.
Io lo dico sempre, ci sono libri che ci capitano tra le mani quasi per caso, al momento giusto. Non avrete il mio odio non faceva parte della mia lista di letture, ad essere onesta neanche lo conoscevo. Mi è stato regalato e, senza quasi farci caso, ho iniziato a leggerlo il 13 novembre 2016, a un anno preciso dalla strage avvenuta al teatro Bataclan, a Parigi. Ve ne parlo in questo post non tanto per recensirlo, perché giudicare una testimonianza del genere è quasi impossibile, ma più per farvelo conoscere, nel caso come me vi foste persi questa pubblicazione. Non si tratta di un "bel" libro, non è un volumetto che che potete infilare nella borsa giusto per avere a portata di mano qualcosa da leggere fuori casa. Non regala momenti piacevoli, né spensieratezza, né sorrisi. Tante lacrime, questo sì. E tanta consapevolezza. A scriverlo è Antoine Leiris, giornalista francese che la notte dell'attentato, in quel teatro, ha perso sua moglie, rimanendo solo con il figlio di un anno e mezzo. Non avrete il mio odio nasce da un messaggio, quasi una lettera, pubblicata su Facebook dall'autore a pochi giorni dalla strage, messaggio che diventa un passaparola, che viene condiviso e commentato, attira l'attenzione per poi essere rilanciato dalla stampa, e a buon ragione.
Se quel Dio per il quale uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di mia moglie sarà stato una ferita al cuore per lui.
Si ha sempre l'impressione che chi sopravvive al peggio sia un eroe. Io so di non esserlo. La fatalità ha colpito me, ecco tutto. Non ha chiesto il mio parere. Non ha cercato di sapere se ero pronto. È veneuta a prendere Hélène, e mi ha obbligato a svegliarmi senza di lei.
In questo breve romanzo Antoine non ha voluto rivolgersi alle persone che gli hanno portato via sua moglie, se non in un'unica lettera, perché in queste pagine traboccanti di commozione e tristezza e ricordi c'è posto solo per lei, la sua Hélène. E Antoine attraverso le parole grida forte, ma grida del suo amore e dell'amore che avrà per il loro bambino, non dell'odio, né nel rancore, perché avvelenare l'anima e riempire il cuore di paura è esattamente lo scopo di chi progetta queste stragi, una soddisfazione che l'autore scegliere di non dare loro. E quindi torno a dirlo: non è un romanzo che si può giudicare. È una storia che fa male e che ci mette di fronte ad una realtà agghiacciante, ma che ha anche tanto da insegnare, che spinge a farsi domande e ad informarsi. Prendere coscienza di ciò che succede intorno a noi è il solo modo per aprire gli occhi ed essere consapevoli, e in questo la lettura di Non avrete il mio odio riesce alla grande, se si ha la forza di arrivare in fondo senza chiuderlo. Personalmente è una lettura che ha saputo darmi tantissimo, è devastante e fa paura, ma vuole essere un messaggio di speranza, una lezione di vita profonda e delicata.
Siamo in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Melvil ha soltanto diciassette mesi, farà merenda come ogni giorno, poi andremo a giocare come ogni giorno, e per tutta la vita questo ragazzo vi farà l'affronto di essere felice e libero. No, non avrete nemmeno il suo odio.
Vorrei leggerlo prima o poi penso che lo farò nel 2017 ;)
RispondiEliminaCaso mai fammi sapere che ne pensi :)
EliminaE pensare che l'ho notato l'altro giorno in libreria ma...purtroppo non l'ho acquistato, peccato perché mi è venuta voglia di leggerlo, mi piacciono i libri toccanti.
RispondiEliminaCaspita, peccato Cry! Se prima o poi ne hai l'occasione ti consiglio di prenderlo :)
EliminaI libri non sono solo uno svago, a volte ci conducono in altre realtà, in casi come questo ci fanno riflettere sulla nostra realtà. Nei libri non ci sono tutte le risposte, ma ci insegnano a porci delle domande.
RispondiEliminaNon potrei essere più d'accordo Simo!
EliminaNon so se sarò mai pronta a leggerlo ma lo inserisco di sicuro tra i libri da prendere ai prossimi giri in libreria. Mi ricordo del suo post su FB, è un messaggio potentissimo.
RispondiEliminaCredo siano libri che vanno letti al momento giusto, non sono leggeri da digerire!
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