Buongiorno Lettori! Oggi sono qui per presentarvi la quarta tappa del Blogtour dedicato a Arte, amore e altri guai, in uscita il 18 agosto per Newton Compton. Si tratta di una commedia frizzante e ironica, perfetta da portare in spiaggia per queste ultime settimane d'estate. Nelle tappe precedenti abbiamo trovato la presentazione del romanzo, gli estratti e una bellissima Nail art ispirata alla storia di Martina, io invece sono qui per proporvi un'interessante intervista all'autrice, Alessandra Redaelli, spero che le mie domande vi piacciano!
Titolo: Arte, amore e altri guai
Autore: Alessandra Redaelli
Prezzo: 2,99€
Pagine: 320
Pubblicazione: 18 agosto 2017
Editore: Newton Compton
Trama: Martina ha 42 anni, un marito bello e affascinante e due figli gemelli e adolescenti, Ananda e Nirvana. Hippy in gioventù, più tranquilla da mamma, si barcamena fra paste al pesto dell’ultimo secondo, articoli per un magazine, interviste a pittoreschi personaggi del mondo dell’arte, una rubrica per cuori spezzati, vernissage e la routine familiare. Fino a quando Martina inizia a sospettare che il marito abbia una doppia vita… Fra equivoci, ospiti inattesi e insperati colpi di fortuna, Martina sconvolgerà completamente la sua vita. Accanto a lei, le preziose amiche e una giostra di personaggi originali che daranno colore anche alle giornate più difficili.
INTERVISTA AD ALESSANDRA REDAELLI
1) Ciao Alessandra, benvenuta sul mio blog! Ti va di presentarti ai Lettori?
Ciao, sono una giornalista d’arte contemporanea, una critica d’arte, una curatrice di mostre, una scrittrice e soprattutto un’innamorata dell’arte e della scrittura. Lavorare per anni in un importante mensile di arte contemporanea (Arte, della Cairo Editore) mi ha dato la possibilità di esercitare entrambe le mie passioni. Diciamo che quella per la scrittura è nata prima, grazie a mio padre, scrittore per hobby e lettore voracissimo (e contagioso). Già da piccola, infatti, scrivevo racconti: storie d’amore strappalacrime, per lo più. Il giornalismo è arrivato come un colpo di fulmine ed è stato lì che ho imparato davvero a scrivere, grazie a un caporedattore rigorosissimo, burbero ma a suo modo anche adorabile: la figura di Pitbull, uno dei protagonisti di “Arte, amore e altri guai”, è costruita proprio su di lui.
2) Visto che lavori nel campo dell'arte, posso chiederti come è nata questa passione? C'è un'opera che ti rispecchia particolarmente?
E’ stata mia madre a farmi amare l’arte, avvicinandomi alle opere attraverso il piacere dello sguardo e mai come un dovere. E poi, all’università, ho avuto la fortuna di trovare professori che hanno saputo comunicarmi la loro passione. Tra cui – non la dimenticherò mai – una professoressa che ha giocato tutto il corso su Edouard Manet intorno all’amore mai consumato tra lui e la sua musa, allieva e collega Berthe Morisot. Ora che ci penso, non mi sarà mica venuta da lì l’idea di associare l’arte al romanzo d’amore…?
Un’opera che mi rispecchi è difficilissimo trovarla. Amo l’arte del passato, Manet mi incanta per i suoi colori buttati sulla tela quasi con violenza, per certi versi anticipando l’espressionismo. Amo la gioia luminosa degli Impressionisti. Ma più di tutto – forse – amo il contemporaneo, che fa parte di me e della mia realtà. Mi sono emozionata fino al batticuore visitando l’ultima imponente mostra di Damien Hirst a Venezia. “Treasures from the wreck of the Unbelievable” ci rivela un Damien Hirst totalmente nuovo, più gioioso, meno mortifero, hollywoodiano, sensuale… per me è stato un innamoramento.
3) Se non sbaglio "Arte, amore e altri guai" è il primo romanzo che pubblichi con Newton Compton. Come ti sei trovata a scrivere la storia di Martina, e da dove è nata l'idea?
“Arte, amore e altri guai” è il mio primo romanzo, sì, e viene dopo due saggi usciti anche quelli con Newton Compton, una casa editrice di una professionalità squisita, impeccabile. Persone fantastiche con cui è sempre possibile confrontarsi e parlare liberamente, e non è da tutti, soprattutto a quei livelli. I due saggi (“Keep Calm e impara a capire l’arte”, 2015, e “I segreti dell’arte moderna e contemporanea”, 2016) mi hanno dato la libertà di parlare d’arte usando un linguaggio inedito e assolutamente mio, affrontando un argomento comunemente considerato ostico e inafferrabile come l’arte contemporanea con leggerezza. La sfida era di riuscire a dire cose “pesanti” con un linguaggio lieve ma efficace, e credo di averla vinta. Ma i due saggi mi hanno anche offerto una “palestra” per imparare a muovermi sulle grandi dimensioni di un libro, decisamente diverse da quelle di un articolo o di un testo di critica d’arte. Da lì, il passo al romanzo è avvenuto con naturalezza, perché mi sono ritrovata a usare quello stesso linguaggio fresco e frizzante ma questa volta su un terreno totalmente mio, di mia invenzione. L’idea la coltivavo da diversi anni, da quando lavoravo a tempo pieno nella redazione di Arte e avevo l’occasione di venire a contatto quotidianamente con il mondo dei giovani artisti e dei galleristi… e anche con quello non meno pittoresco dei giornalisti di settore e dei critici. E poi la cosa si è fatta sempre più strada nella mia testa. Anche la trama “rosa” che sta alla base della storia mi girava nella testa da un po’: avevo voglia di parlare del ruolo femminile attuale, delle relazioni, dei rapporti tra uomini e donne, nella vita e nel lavoro. Volevo raccontare temi non sempre facili e farlo (anche qui) con leggerezza, con quel sorriso che a volte arriva più in profondità di qualsiasi denuncia. E penso di esserci riuscita.
4) Quali sono secondo te gli ingredienti perfetti per un buon romanzo?
Prima di tutto la passione, l’emozione, il piacere di scrivere. Sembrerà scontato, ma l’ho imparato sulla mia pelle proprio facendo la giornalista: se tu provi piacere mentre scrivi, lo stesso piacere lo proverà chi ti leggerà. Non si scappa. Tutte le volte che un articolo mi usciva dalle dita quasi volando, il mio caporedattore lo leggeva, faceva qualche piccola correzione qua e là e poi lo mandava al passaggio successivo; quando invece sentivo che l’argomento non mi apparteneva, o quando l’intervista era stata una fatica e avevo dovuto cavare le parole dell’interlocutore con le pinze o – peggio – con lui non era scattato nessun feeling, allora lì erano dolori. Il caporedattore mi chiamava nel suo ufficio, con la faccia torva, e cominciava a smontare e rimontare, corregere con la matita blu e rossa (proprio come Pitbull con la povera Martina, la protagonista del romanzo: giuro!) e dopo, per me, riscrivere quel pezzo era un calvario. Quando ho cominciato a lavorare ad “Arte, amore e altri guai” mi sono divertita fin da subito. Era un piacere tale che quando non potevo dedicarmici lo pativo quasi fisicamente. I primi capitoli li ho buttati giù di getto, come un fiume. Poi ho cominciato ad aggiustare in maniera sempre più stretta il canovaccio, a farmi delle “schede” dei personaggi, a costruire i ritmi della trama. Perché – è ovvio – passione ed emozione purtroppo non bastano. Ci vogliono anche grande rigore, coerenza, ordine. Ma in tutto questo il piacere non si deve perdere mai, altrimenti il romanzo si accartoccia su se stesso e soffoca.
5) A quale pubblico o target di lettori sono indirizzati i tuoi libri? Chi potrebbe apprezzarli maggiormente?
I due saggi sono stati scritti per un pubblico di non addetti ai lavori, anzi, il loro scopo era proprio quello di servire l’arte contemporanea (piatto di cucina fusion dalle complicate alchimie) in modo da farlo piacere anche a chi di arte non sapesse nulla o quasi (a chi si fosse fermato, diciamo, al fast food). La cosa divertente è stata che quando li hanno letti i miei amici, i colleghi, la gente “dell’ambiente”, insomma, li hanno apprezzati per motivi diversi da quelli per cui erano strati scritti. Ne apprezzavano la freschezza, l’ironia, il tono scanzonato. Ora, credo che anche il romanzo “Arte, amore e altri guai” sia un lavoro sfaccettato, che può essere assaporato in maniera diversa da tipi di pubblico differenti. Gli appassionati d’arte contemporanea potrebbero essere curiosi di scoprire tic, idiosincrasie e retroscena di quel mondo, che effettivamente qui non mancano. E poi c’è tutto il pubblico che ama le storie d’amore, che qui troverà romanticismo, un pizzico di “hot”, ma anche un’analisi disincantata del ruolo femminile in questo scorcio di millennio, del fatto che oggi le donne si sentono sempre in dovere di essere perfette, in ogni campo, da quello della famiglia a quello del lavoro, come se fossero perennemente in difetto, in affanno. Ho cercato di parlare della competizione tra donne ma anche della complicità femminile, della preziosa rete delle amiche, raccontata qui non solo dal personaggio di Soledad (l’amica-sorella), ma anche dalle lettrici che scrivono alla protagonista, Martina, e cercano il suo aiuto attraverso la rubrica della posta del cuore, rubrica che molto spesso finirà poi per aiutare la protagonista a districarsi nel caos delle sue vicende personali.
6) Quali passioni hai oltre all'Arte e alla scrittura?
Arte e scrittura sono per me sia professione che piacere, e sono consapevole che questa sia un’immensa fortuna e un grande privilegio. E poi c’è un marito – uomo incredibilmente paziente – due figli, due gatti… insomma, un bel po’ di cose da fare. Una passione extra? Preparare dolci. Non sono golosissima di dolci e certamente sarei più propensa a fare pazzie per una focaccia genovese che per una cassata… ma cucinare dolci mi rilassa, mi riconnette con un mio lato pratico – e meno cervellotico – in una maniera che mi fa bene. Preparo per lo più dolci al cioccolato perché sono scenografici. Mi piacciono ricoperti di glassa fluida e lucida, magari che nascondano cuori di creme o di frutti di bosco; e poi biscotti, crostate, tiramisù. Quando ho bisogno di raccogliere le forze, accendo Sky, mi sintonizzo su qualche serie splatter e attacco a pesare ingredienti e a fondere cioccolato.
7) Siamo arrivati alla fine! Quali sono i tuoi progetti per il futuro, puoi darci qualche anticipazione?
Oltre alle mostre che curo in giro per l’Italia con i miei artisti (ma non preoccupatevi: non sono tutti eccentrici e un po’ fuori di testa come quelli che Martina incontra nel libro), sto lavorando a un altro saggio, sempre per Newton Compton. Sarà diverso dagli altri due perché non sarà più diviso in brevi blocchi monotematici (con l’analisi di un’opera alla volta), ma procederà fluido per lunghi capitoli, struttura che mi permette una libertà nuova e che mi intriga molto. Però confesso che mi sta girando in testa la trama di un altro romanzo… ancora sul mondo dell’arte. La protagonista questa volta, però, non sarà una giornalista, ma una pittrice in crisi creativa.
Spero che l'intervista vi sia piaciuta, non mi resta che lasciarvi il calendario con tutte le altre tappe del Blogtour, non perdetevele!
Complimenti, bella intervista. Leggendo le risposte mi è venuta voglia di leggerlo :-) :-) !!! Sarà sicuramente un mio prossimo acquisto. Ti invidio un pò perché hai avuto l'occasione di intervistare un autrice..... Complimenti veramente!!!
RispondiEliminaSono felice che l'intervista ti sia piaciuta, grazie di essere passata a commentare! :D
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