Buongiorno Fantasmi! Oggi torno con la recensione particolare di un libro che mi è stato inviato gentilmente dalla CE e che ho letto con grande interesse. Mi aspettavo grandi cose dalla testimonianza di Amina, ma in queste pagina non ho trovato esattamente ciò che immaginavo..
La lotta per la libertà di una ragazza tunisina nella Primavera araba.
Autore: Amina
Prezzo: 12,00 €
Pagine: 192
Pubblicazione: Gennaio 2015
Editore: Giunti
Trama: La foto di Amina a seno nudo ha fatto il giro del mondo. Una ragazza tunisina di appena 18 anni si mostra così, con un messaggio tatuato sul corpo: “Il mio corpo mi appartiene”. È il 1 marzo 2013 e Amina, mettendo la sua immagine in rete, si fa portavoce del pensiero della sua generazione, dei giovani che come lei hanno partecipato attivamente alla Primavera araba: più libertà in un paese ormai in mano agli integralisti islamici. Questo gesto le costa quasi la vita: prima viene segregata dai suoi stessi genitori, scandalizzati e timorosi che le conseguenze di un atto così eclatante si ripercuotano su tutta la famiglia; poi, dopo l’adesione al movimento delle Femen, finisce in prigione. Anche da dietro le sbarre Amina continua a battersi, in difesa delle detenute, sistematicamente percosse e angariate, e per la libertà di espressione. Ma una volta scarcerata, proprio in ragione della notorietà che la sua figura ha acquisito nel mondo, Amina non è ancora libera. Deve lasciare il suo paese, in Tunisia non le permetteranno di studiare e la famiglia teme ritorsioni. Così si rifugia a Parigi e da lì decide finalmente di raccontare la sua storia, la storia di una ragazza divenuta simbolo della protesta contro ogni forma di dittatura militare o religiosa, e anche di un sogno infranto, quello di chi, come lei, ha sperato che la Primavera araba portasse la vera democrazia.
Quando si tratta di storie vere io non so proprio resistere, mi affascinano sempre, qualunque sia l'argomento che trattano. Ho quindi ceduto al richiamo di questo breve romanzo, pubblicato poche settimane fa e tanto chiacchierato.. purtroppo non è stata la lettura che avevo immaginato, ma sarà complicato motivare la mia recensione, quindi chiedo scusa fin da subito per eventuali frasi e pensieri senza senso.
Premetto che, prima dell'uscita del libro, non conoscevo la storia di Amina, nonostante sia molto recente e abbia sollevato un gran polverone, quindi non ho seguito in diretta tutti gli eventi. Scopro e conosco per la prima volta Amina così, con questo suo libro.
Delle testimonianze è sempre difficile parlare, perché non ci si può prendere la libertà di giudicare una trama o dei personaggi.. si è semplicemente in balia degli eventi raccontati, punto e basta. E forse il mio errore, da accanita lettrice di storie vere, forti e drammatiche, è stato proprio quello di aspettarmi da queste poche pagine una storia che lasciasse il segno in modo prepotente, come di solito succede con i libri di questo genere.
La storia ha inizio il 1 marzo 2013 quando Amina, blogger tunisina di diciotto anni, pubblica su Facebook una sua fotografia a seno nudo, con poche parole dipinte sulla pelle: 'Fanculo la vostra morale. Come c'era da aspettarsi questo slogan, poco fine ma senz'altro d'impatto, ha avuto ripercussioni molto forti su di lei e sulle persone che le stavano intorno. Da quel momento in poi Amina racconta in che modo è cambiata la sua vita: la segregazione in casa da parte dei famigliari, il collegio, le fughe e, infine, la prigione. Una storia potente, quindi, che mira a sensibilizzare le persone su ciò che ai giorni nostri ancora accade alle donne, vittime di torture e crudeltà e spiega l'importanza di non voltare lo sguardo davanti a questi problemi.
Il problema è che, purtroppo, lo stile di Amina è talmente superficiale e adolescenziale che non ho avuto la sensazione di star leggendo una storia realmente importante.. non emoziona e non coinvolge, uno strano mix tra una cronaca e un tema scritto in classe.
Ho deciso di dargli la sufficienza perché non posso ignorare che l'argomento trattato sia estremamente importante e, soprattutto, quando leggo queste testimonianze cerco sempre di tenere a mente che non si tratta di un'invenzione e che non ho nessun diritto di giudicare una storia vera. È stata Amina a vivere sulla propria pelle tutto quello che racconta e penso che sia giusto portare rispetto per come, quando e con quale stile ha deciso di raccontare la sua storia.
Non posso però negare di esserne rimasta in parte delusa.. ho sentito la mancanza di qualcosa, di spirito e di sentimento forse, e questo non mi ha permesso di lasciarmi emozionare dalle parole di questa giovane femminista.
Non me la sento né di consigliare né tanto meno di sconsigliare questa lettura, credo che davanti ad un argomento del genere sia necessario lasciarsi guidare dal cuore e dall'istinto. Io purtroppo non sono riuscita a lasciarmi trasportare tra le pagine dalle parole di Amina, a volte troppo colorite e spesso eccessivamente infantili. L'ho trovata una lettura poco emozionante, ma innegabilmente interessante, che a modo suo riesce comunque a lanciare le giuste provocazioni in grado di far aprire gli occhi anche a chi non ha mai vissuto sulla propria pelle la paura di essere donna.
Premetto che, prima dell'uscita del libro, non conoscevo la storia di Amina, nonostante sia molto recente e abbia sollevato un gran polverone, quindi non ho seguito in diretta tutti gli eventi. Scopro e conosco per la prima volta Amina così, con questo suo libro.
Delle testimonianze è sempre difficile parlare, perché non ci si può prendere la libertà di giudicare una trama o dei personaggi.. si è semplicemente in balia degli eventi raccontati, punto e basta. E forse il mio errore, da accanita lettrice di storie vere, forti e drammatiche, è stato proprio quello di aspettarmi da queste poche pagine una storia che lasciasse il segno in modo prepotente, come di solito succede con i libri di questo genere.
La storia ha inizio il 1 marzo 2013 quando Amina, blogger tunisina di diciotto anni, pubblica su Facebook una sua fotografia a seno nudo, con poche parole dipinte sulla pelle: 'Fanculo la vostra morale. Come c'era da aspettarsi questo slogan, poco fine ma senz'altro d'impatto, ha avuto ripercussioni molto forti su di lei e sulle persone che le stavano intorno. Da quel momento in poi Amina racconta in che modo è cambiata la sua vita: la segregazione in casa da parte dei famigliari, il collegio, le fughe e, infine, la prigione. Una storia potente, quindi, che mira a sensibilizzare le persone su ciò che ai giorni nostri ancora accade alle donne, vittime di torture e crudeltà e spiega l'importanza di non voltare lo sguardo davanti a questi problemi.
Penso che la religione esista perché ci sono persone che ne hanno bisogno e si sentono rassicurate dall'avere delle regole di vita. Quando si dice a un bambino: se fai una sciocchezza verrai punito, non uscirai per una settimana, non guarderai la televisione.. quelle minacce lo mantengono sulla retta via. Be', la religione è la stessa cosa. I religiosi passano il tempo ad agitare le loro minacce, e la minaccia suprema è quella di finire all'inferno. Io invece penso che ci si debba comportare bene e fare scelte giuste perché ci si è forgiati una morale di vita.
Il problema è che, purtroppo, lo stile di Amina è talmente superficiale e adolescenziale che non ho avuto la sensazione di star leggendo una storia realmente importante.. non emoziona e non coinvolge, uno strano mix tra una cronaca e un tema scritto in classe.
Ho deciso di dargli la sufficienza perché non posso ignorare che l'argomento trattato sia estremamente importante e, soprattutto, quando leggo queste testimonianze cerco sempre di tenere a mente che non si tratta di un'invenzione e che non ho nessun diritto di giudicare una storia vera. È stata Amina a vivere sulla propria pelle tutto quello che racconta e penso che sia giusto portare rispetto per come, quando e con quale stile ha deciso di raccontare la sua storia.
Non posso però negare di esserne rimasta in parte delusa.. ho sentito la mancanza di qualcosa, di spirito e di sentimento forse, e questo non mi ha permesso di lasciarmi emozionare dalle parole di questa giovane femminista.
Non me la sento né di consigliare né tanto meno di sconsigliare questa lettura, credo che davanti ad un argomento del genere sia necessario lasciarsi guidare dal cuore e dall'istinto. Io purtroppo non sono riuscita a lasciarmi trasportare tra le pagine dalle parole di Amina, a volte troppo colorite e spesso eccessivamente infantili. L'ho trovata una lettura poco emozionante, ma innegabilmente interessante, che a modo suo riesce comunque a lanciare le giuste provocazioni in grado di far aprire gli occhi anche a chi non ha mai vissuto sulla propria pelle la paura di essere donna.
I consigli dell'Antro:
Cibo/bevanda: caffelatte
Da leggere: durante un viaggio in treno
Voglia di: storie vere
Persobalmente credo che ci doveva essere qualcuno a "guidare" la sua scrittura, facendole magari approfondire dei punti.
RispondiEliminaLa sua testimonianza è, ovviamente, molto importante. Ha avuto molto coraggio.
Purtroppo la parità dei sessi non esiste da nessuna parte del mondo, neanche nei nostri paesi, anche se lì è tutto più estremo.
Ecco, la penso come te! Forse la CE ha scelto di non modificare il testo di Amina per renderlo ancora più reale, non lo so, però come lettura è stata, come dire.. poco soddisfacente, avrei preferito un lavoro un po' più curato. Però, appunto, la sua testimonianza è comunque interessante :)
EliminaNessuno mi giudichi male, ma questo libro non mi ha mai attratta...sarà per la copertina che, anche se significativa, non mi piace proprio :(
RispondiEliminaCiao Chiara! A me la cover piace, rende alla perfezione il contenuto del libro, è forte e d'impatto.. insomma, attira l'attenzione! Una cover diversa, per un libro del genere, non avrebbe avuto senso ;)
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